Fototrappole con IA a Bari: la nuova arma contro chi sporca la città

Hanno occhi, orecchie… e una memoria di ferro

La città di Bari ha deciso di fare sul serio. Contro chi abbandona rifiuti come se le strade fossero discariche a cielo aperto, parte entro l’estate un progetto pilota che unisce fototrappole mobili e intelligenza artificiale. Non più semplici telecamere: queste vedono, riconoscono, segnalano. E lo fanno in tempo reale.

Come funziona la nuova “sorveglianza intelligente”?

Non c’è bisogno di operatori in cabina, né di passaggi in differita. Il sistema è stato pensato per essere autonomo e reattivo: le telecamere mobili installate nei punti critici rileveranno movimenti sospetti e comportamenti scorretti, come il conferimento sbagliato dei rifiuti o l’abbandono di ingombranti.

E quando succede? Le immagini ad alta risoluzione, già criptate, finiscono direttamente sulle scrivanie digitali della Polizia Locale. Che può intervenire — con nomi, volti, orari — e, soprattutto, con multe.

Tecnologie, costi e obiettivi

106mila euro per un’estate più pulita

Il Comune ha stanziato 106mila euro per avviare questa fase sperimentale. Una cifra che serve a noleggiare l’intero sistema: fototrappole mobili, piattaforma di gestione, software di intelligenza artificiale e supporto tecnico. Il tutto sarà affidato a un operatore economico specializzato.

Questa mossa arriva dopo aver dichiarato obsoleto il sistema di videosorveglianza precedente, non più all’altezza della crescente inciviltà urbana.

La città sotto osservazione da più angolazioni

Ogni postazione, spiegano dal Comune, è progettata per “riprendere da tanti punti di vista diversi” le aree considerate critiche. Perché chi sporca non si accontenta mai di un solo angolo. Le nuove fototrappole offrono:

  • Visione notturna potenziata, per cogliere i furbetti anche al buio
  • Analisi comportamentale, per capire chi lo fa, quando lo fa e quante volte
  • Segnalazioni automatiche, con trasmissione istantanea dei dati
  • Parametri personalizzabili, per adattare il sistema ai diversi tipi di rifiuto (ingombranti, sacchi, elettrodomestici…)

L’intelligenza artificiale al servizio della legalità

Perché basta un gesto a cambiare la narrazione

Fino a ieri, chi abbandonava un divano in strada lo faceva con l’assoluta certezza di restare anonimo. Oggi non più. L’intelligenza artificiale è programmata per riconoscere l’illecito nel momento esatto in cui avviene. È un cambio di paradigma: non si agisce più a reato compiuto, ma mentre succede.

La vera novità non è la punizione, ma il tempismo. Il gesto non scompare in un archivio; viene registrato, compreso, contestualizzato. E questo è un deterrente fortissimo.

Abitudini scorrette sotto la lente

C’è chi ha trasformato l’abbandono dei rifiuti in un’abitudine quasi rituale. L’IA serve anche a questo: tracciare la frequenza degli episodi e segnalare le recidive. Se un cittadino scarica illegalmente tre volte nello stesso punto, alla stessa ora, per tre settimane… non serve più coglierlo sul fatto: il fatto parla da solo.

Dalla multa all’educazione: cosa possiamo aspettarci

Un sistema che non punta solo a sanzionare

Il vero valore di queste fototrappole non è nella sanzione, ma nell’effetto educativo che possono generare. Sapere di essere osservati cambia i comportamenti. Non per paura, ma per consapevolezza. Chi si sente visto, si sente anche responsabile.

In questo senso, Bari sta provando a scrivere un’altra pagina del rapporto tra cittadini e città: un patto di convivenza che passa dal rispetto dello spazio pubblico.

Prossimi passi: estensione o battuta d’arresto?

Molto dipenderà dai risultati della fase estiva. Se il numero di infrazioni scenderà e le fototrappole dimostreranno di essere uno strumento efficace (e sostenibile), sarà possibile estendere il progetto ad altri quartieri. O, perché no, ad altre città pugliesi.

Una riflessione personale

Sono cresciuto in una periferia in cui l’abbandono dei rifiuti era quasi folclore. Vecchie lavatrici che diventavano sedili da marciapiede, sacchi neri che marcivano al sole d’agosto. Ci si passava davanti ogni giorno, e ci si faceva l’abitudine. Come fosse normale. Ma non lo era.

Questo progetto, pur con tutti i limiti che avrà, rompe un silenzio culturale. Dice: “Ti vedo. E questa cosa non è normale”. Non basta una fototrappola per cambiare un quartiere. Ma può bastare a far nascere il dubbio, la domanda: “E se invece fosse davvero anche casa mia, questa strada?

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